Rogers e l'Approccio Centrato sulla Persona
L’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) è stato fondato da
Carl Rogers ed è a lui intitolato. Il sistema creato da Rogers non consiste
soltanto in una teoria ma è anche una visione della natura umana. In questo
senso è possibile parlare di psicologia rogersiana. Carl Rogers, come Freud,
Jung e molti altri, ha formulato le sue ipotesi sulla natura umana basandosi su
osservazioni effettuate durante numerosi anni di lavoro clinico, facendo
seguire alla fase esperienziale quella teorico-sperimentale.
Rogers si situa al crocevia fra due grandi orientamenti culturali del suo tempo: il pragmatismo americano e la tradizione fenomenologico-esistenziale di origine europea. Pur ispirandosi ad entrambe elabora una sua originale concezione dell’individuo in quanto organismo tendente all’autorealizzazione e dei rapporti interpersonali come basati sulle singole individualità, su un piano di totale uguaglianza, ovvero di rispetto profondo per l’altro.
A questo proposito può essere utile menzionare alcune componenti significative di questa visione:
“La differenza tra un sasso e un fiore sta nel fatto che un sasso è un fiore che ha paura, la terapia sarà aiutare il sasso a ridiventare quel fiore che era destinato ad essere. Aiutare il sasso a sentire, lasciar scorrere, riconoscere, dare un nome e simbolizzare quelle emozioni che sembravano assenti o congelate e via via che diventa fiore stargli vicino affinché non abbia troppa paura nell’affrontare le richieste che la vita comporta”
(Verlato e Anfossi, 2006)
Rogers si situa al crocevia fra due grandi orientamenti culturali del suo tempo: il pragmatismo americano e la tradizione fenomenologico-esistenziale di origine europea. Pur ispirandosi ad entrambe elabora una sua originale concezione dell’individuo in quanto organismo tendente all’autorealizzazione e dei rapporti interpersonali come basati sulle singole individualità, su un piano di totale uguaglianza, ovvero di rispetto profondo per l’altro.
A questo proposito può essere utile menzionare alcune componenti significative di questa visione:
- l’importanza attribuita all’individuo, percepito come essere globale, unico ed irripetibile;
- la funzione centrale della consapevolezza, in quanto qualità non esclusivamente intellettuale, ma anche radicata nell'esperienza emotiva;
- il concetto di esperienza come processo attivo e continuo in cui l’organismo è coinvolto, e rispetto al quale la proiezione verso il futuro appare più importante di quanto non sia la registrazione del passato;
- la convinzione del fatto che il carattere dinamico e interattivo della vita psichica implica che il comportamento non è determinato in modo biologicamente o socialmente meccanicistico;
“La differenza tra un sasso e un fiore sta nel fatto che un sasso è un fiore che ha paura, la terapia sarà aiutare il sasso a ridiventare quel fiore che era destinato ad essere. Aiutare il sasso a sentire, lasciar scorrere, riconoscere, dare un nome e simbolizzare quelle emozioni che sembravano assenti o congelate e via via che diventa fiore stargli vicino affinché non abbia troppa paura nell’affrontare le richieste che la vita comporta”
(Verlato e Anfossi, 2006)